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Motivazione e Autostima

La motivazione è la spinta all’azione, l’insieme dei fattori comportamentali che spingono a raggiungere un certo fine e possono essere distinte in:

  • INTRINSECHE, finalizzate a ottenere una gratificazione personale
  • ESTRINSECHE, quando le gratificazioni sono invece esterne

oltre che in:

  • MOTIVAZIONI PRIMARIE, legate al soddisfacimento dei bisogni fisiologici fondamentali
  • MOTIVAZIONI SECONDARIE, che regolano i comportamenti di natura personale e sociale, come mantenere una certa immagine di sè, l’autostima e realizzare le proprie aspirazioni

Esse quindi non seguono una logica lineare di causa-effetto, ma sono il risultato dell’intreccio di più fattori personali e sociali, studiati da diverse discipline proprio perchè la motivazione è coinvolta in ogni dimensione, come nel portare a termine un determinato compito, nelle scelte di consumo e di investimento, in quelle sentimentali o professionali. La motivazione è uno dei fattori che incide maggiormente sull’apprendimento, infatti ad esempio, uno studente con una forte motivazione intrinseca conseguirà un apprendimento più solido e duraturo rispetto ad uno spinto da una estrinseca, finalizzata solo a voler raggiungere un certo voto. Inoltre in ambito lavorativo essa è indagata per individuare i profili lavorativi più adatti a svolgere determinate attività, ad esempio chi ha un elevato bisogno di affiliazione (che porta a ricercare, stabilire e mantenere relazioni interpersonali) si impegnerà sicuramente a riuscire nel proprio lavoro e a raggiungere le mete prefissate, ma potrebbe essere meno adatto a ricoprire ruoli manageriali dove prevale un desiderio di potere e che implicano la capacità di incentivare e motivare gli altri

Strettamente legata alla motivazione, vi è la percezione che abbiamo di noi stessi, ovvero l’autostima, che è a sua volta collegata con l’autoefficacia, cioè la percezione che abbiamo delle nostre competenze ed entrambe, oltre a strutturarsi nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, possono essere predittive di successo e promuovono la scelta di nuovi obiettivi, ampliando le aspettative di successo che lo spigono a loro volta ad ottenere una buona prestazione. Al contrario, chi possiede una bassa stima di sè e un senso scarso di autoefficacia, tende ad essere demotivato, aspettandosi l’insuccesso e quindi tende a ridurre il suo impegno e a evitare compiti difficili, ad avere uno stile relazionale passivo, entrando in un circolo vizioso che aumenta progressivamente l’insoddisfazione e la frustrazione, rischiando di contribuire allo sviluppo di altri disturbi come quelli della sfera alimentare o ansiosi.

In questo frangente il colloquio psicologico rappresenta uno strumento di intervento efficace al miglioramento dell’autostima, attraverso un lavoro mirato all’incremento delle abilità comunicative, di problem solving, dei processi attribuzionali e al potenziamento delle proprie risorse, che può fornire il sostegno necessario a ridurre le difficoltà e migliorare il benessere della persona. 

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